Da Uomo a Escort. Come nasce Kris il gigolo
Quali sono le leve che mi hanno spinto a diventare un gigolo.
Infinite ed imprevedibili sono le strade della vita, ma alcune conducono in sentieri molto particolari e fuori dal comune. Fare il gigolo ed “essere” un gigolo sono due cose ben diverse. Essere un escort è una caratteristica che si possiede sin da piccoli, la bravura dipende poi dalle esperienze collezionate in tutta la propria vita e dall’effetto che hanno sulla propria sensibilità.
Non è un mestiere che si può improvvisare, non ha senso costringersi a recitarlo. Bisogna viverlo, bisogna apprezzarlo, bisogna concedere se stessi. Il desiderio di stupire, di lasciare il segno, di provare piacere nel dare piacere, sono queste leve principali. I soldi vengono dopo, i soldi sono solo una conseguenza di uno stile di vita che affonda le sue radici nella ricerca di contatto umano e affermazione di se stessi.
Molti avvenimenti hanno caratterizzato questi ultimi anni, e alcuni sono stati dei disastrosi fallimenti. La mia vita è cambiata radicalmente, e grandi progetti che avevo intrapreso a livello personale cessarono di esistere come bolle di sapone. Si frantumarono molte certezze, o forse erano solo molte illusioni. Decisi quindi di perseguire una ricerca all’interno di me stesso, e non di schemi e pregiudizi dettati da individui intorno a me.
Mi volevo bene, e volevo rispettare il mio desiderio di mettermi alla prova. Forse un desiderio di sfida, forse un gigantesco gioco di ruolo, ma all’improvviso mi accorsi che Kris era sempre esistito. Ero pronto ad accettarlo, ero pronto a dargli la possibilità di esistere.
Il rapporto con se stessi
Quando ho cominciato non mi sono chiesto se sarei stato in grado, lo sapevo già. Era innato nella mia personalità, ne osservavo le caratteristiche già nei miei rapporti di coppia o nelle avventure amorose. Desideravo comprendere i miei desideri e le mie fantasie, la normalità mi andava stretta. Sono sempre stato un partner fedele, ma da single ho cercato le situazioni più particolari e atipiche. Non avevo paura, avevo voglia di esprimermi.
Puntavo a cercare il mio limite, fin dove sarei potuto spingermi pur mantenendo il rispetto per me stesso (niente droghe, niente esperienze che avrebbero potuto farmi del male). Devo ammettere che ancora non l’ho trovato. Il mio più grande desiderio era quello di percepire me stesso, e l’unico modo che avevo per farlo era riflettermi nella vita delle altre persone. Avevo molti amici, conoscevo sempre persone nuove e mi piaceva aiutarle, contribuire nella loro vita in qualche modo. Ogni volta mi rendevo conto che la mia personalità si adattava, venivo influenzato ed influenzavo l’altra persona. Ma attenzione, non c’era nulla di finto… ero proprio io, era uno dei lati che manifestavo. Pian piano scoprivo tutte le sfumature della mia mente.
Non mi stavo trasformando, ero sempre stato così, mi stavo solo “riscoprendo”, ed era bellissimo.
Il rapporto con le altre persone
Le persone intorno a me diventarono rapidamente dei mondi da esplorare, ognuno di loro avevo uno specchio nel quale potevo riflettermi, e vedere un lato di me. Comprendevo le loro ragioni, percepivo i loro istinti. Mi è sempre piaciuto poter regalare un sorriso. Da piccolo giocavo molto ai videogiochi e mi divertivo nel creare mondi fantastici nei quali con i miei amici potessimo vivere incredibili avventure. Ero felice quando ridevano, o si spaventavano, o gioivano per essere arrivati al risultato tanto atteso. Lentamente capii che questo schema mentale non esisteva solo nel gioco, ma si ripeteva in molti contesti della vita di tutti i giorni. Creare illusioni serviva a manifestare la reale natura di se. All’interno di questo mondo fantastico si ottenevano le chiavi per accedere ad un lato molto intimo di se stessi.
Volevo conoscere a fondo le altre persone, e volevo lasciare un ricordo di me. Sognavo di fare mille viaggi, di vivere mille vite. Ogni persona mi dava una sensazione unica, ma non mi bastava. Sentivo il bisogno di fare di più, di condividere di più e continuare a sviluppare il puzzle della mia personalità. Essere un gigolo mi permette un grado di confidenza a volte superiore di una normale conoscenza. Percepisco spontaneità e sincerità da parte delle mie clienti, non si sentono giudicate. Nella maggior parte dei casi sono assolutamente spontaneo, l’importante è avere una persona che mi rispetta e che non mi tratta come un oggetto.
Essere un gigolo era diventato uno dei più intensi modi di esprimere me stesso e di conoscere realmente le passioni e le fantasie più celate delle persone che incontravo.
Il sesso per un gigolo
Ho sempre ritenuto il sesso importante nella mia vita. Con il tempo ho imparato che ciò che mi gratificava principalmente è la capacità di dare piacere. Le mie sensazioni erano secondarie, potrei quasi dire superflue. Mi piaceva esplorare i preliminari, l’atto sessuale in se lo ritenevo poco interessante se ridotto ad un mero gesto meccanico. Era tutto il coinvolgimento intorno che dava il reale piacere. Penso infatti di vivere il sesso con una sfumatura estremamente femminile. Forse è questa la caratteristica che mi avvicina di più all’universo emotivo delle mie clienti. Il bisogno costante di comprendere nuovi orizzonti del sesso, del corpo e delle emozioni mi hanno spinto a vivere molte situazioni e avventure, ed è sicuramente una delle leve che principalmente ha permesso a Kris di emergere. Ma fra tutte, forse la più importante è vedere il piacere negli occhi della propria donna, e diventare il suo strumento di lussuria. Il suo piacere è il mio piacere, il suo orgasmo è la mia vittoria.
L’equilibrio fra Uomo ed Escort
Quando diedi vita a Kris feci un patto con me stesso. Non mi sarei mai forzato a fare qualcosa che non volessi effettivamente vivere. Tutto ciò che faccio è frutta di una decisione ben precisa e di un desiderio di volerlo fare. Io rispetto Kris, e Kris rispetta me. Ci compenetriamo con molto equilibrio. Questo ci permette di vivere insieme ogni incontro e di fonderci perfettamente con le emozioni di ogni cliente. La loro felicità è anche la mia felicità.
Io e Kris in realtà non siamo molto distanti, ed è proprio questo che mi permette di vivere in maniera coinvolgente i miei incontri. Non c’è finzione, ma un sogno condiviso e voluto da entrambi. Un ritmo destinato a crescere e diventare sempre più concreto e più importante, persona dopo persona, incontro dopo incontro.
Vorrei che il prossimo incontro fosse con te. Vorrei che tu potessi darmi la possibilità di conoscerti, e dare a te stessa la possibilità di vedere un lato di te che forse nemmeno pensavi di avere.
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